Home » News » News » Attualità » Papa Wojtyla: Beato il 1° maggio 2011.

di Salvatore Faggiani.

La Maddalena, 1 Febbraio 2011.

Per la beatificazione di Papa Wojtyla la capitale si prepara a ricevere oltre due milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo, a similitudine di quanto avvenne in occasione dei funerali del Papa.

La beatificazione – Giovanni Paolo II sarà beatificato in Vaticano il 1° maggio 2011. L’atteso annuncio è del     portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, dopo che il suo successore Papa Benedetto XVI ha firmato il decreto che riconosce il miracolo attribuito a Karol Wojtyla.

La causa – Si tratta della guarigione dal morbo di Parkinson della francese Suor Marie Simon Pierre. La malattia fu diagnosticata nel 2001 dal medico curante e anche da altri specialisti. La Suora ricevette le cure relative, che ovviamente più che guarirla, ne attenuavano in parte i dolori. Alla notizia della scomparsa di Papa Wojtyła, affetto dallo stesso morbo, Suor Marie e le consorelle iniziarono a invocare il defunto pontefice per la guarigione. Il 2 giugno 2005, stanca e oppressa dai dolori, la religiosa manifesta alla Superiora l’intenzione di voler essere esonerata dal lavoro professionale. Ma la superiora la invita a confidare nella intercessione di Giovanni Paolo II. Ritiratasi, la suora passa una notte tranquilla. Al risveglio si sente guarita. Sono scomparsi i dolori e non sente alcun irrigidimento nelle articolazioni. Era il 3 giugno 2005, festa del Sacro Cuore di Gesù. Interrompe subito la cura e si reca dal medico curante, il quale non può che constatarne la guarigione.

Iter procedurale della causa – Dalle parole del portavoce Vaticano emerge che questa Causa ha avuto due facilitazioni. La prima riguarda l’esonero pontificio dall’attesa dei cinque anni per il suo inizio, e la seconda il passaggio per una corsia preferenziale, che non la mettesse in lista di attesa. Però, per quanto riguarda il rigore e l’accuratezza procedurale non ci sono stati sconti. La causa è stata trattata come le altre, seguendo tutti i passi previsti dalla legislazione della Congregazione delle Cause dei Santi. Anzi, come afferma padre Lombardi, si   può avanzare una prima constatazione, proprio per onorare degnamente la memoria di questo grande Pontefice: la causa è stata sottoposta a uno scrutinio particolarmente accurato per fugare ogni dubbio e superare ogni difficoltà. Il portavoce Vaticano ha anche spiegato che «La bara di Giovanni Paolo II sarà traslata dalle Grotte Vaticane alla superiore Basilica di San Pietro senza esumazione, cioè chiusa». Da alcuni giorni sono iniziati i lavori di pulizia dei mosaici di tutti gli altari e, pur non essendo previsto, si è ritenuto opportuno iniziare da quello che ospiterà il corpo del Papa polacco.

Perché il 1° maggio – Padre Lombardi sottolinea che il motivo della scelta della domenica 1° maggio è legato a vari aspetti: intanto si tratta della seconda domenica dopo Pasqua, quella in cui si ricorda l’apparizione di Gesù nel Cenacolo con il cuore aperto e quando viene istituito il sacramento della penitenza. È poi un giorno particolarmente significativo per Giovanni Paolo II, perché il 30 aprile 2000 avvenne la canonizzazione di suor Faustina Kowalska e la proclamazione, da parte di Papa Wojtyla, della Giornata della Divina Misericordia per tutta la Chiesa. Due anni dopo, nel 2002, lo stesso Giovanni Paolo II aveva dedicato il santuario di Guadielski, dove aveva vissuto suor Faustina, a santuario della Divina Misericordia e aveva affidato il mondo alla Divina Misericordia. In quell’occasione Giovanni Paolo II aveva proclamato la preghiera di affidamento del mondo a Dio Padre Misericordioso.

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Wojtyla: Il Papa di tutti.

Ricordo e riflessioni di Salvatore Faggiani

Con il suo carisma, la sua umiltà, la sua cultura e soprattutto con la sua bontà e la sua  umanità è stato esempio e guida per i potenti, i ricchi, i poveri, gli ammalati, i sofferenti, gli anziani, i bambini e i giovani, che  ha amato così tanto da riservare loro l’ultimo pensiero terreno.

Alle 21.37 del 2 aprile 2005 si è spenta la «Luce»; quella Luce che ci ha guidati, aiutati e accompagnati per ventisei anni e mezzo. E’ stato il Papa di tutti, credenti e non credenti, dei ricchi, dei potenti, dei poveri, degli ammalati, dei sofferenti, degli anziani, dei bambini e dei giovani. Come ha detto il Cardinale Ruini:  «Dobbiamo essere grati a Karol Wojtyla per essere stato tra noi e con noi e a Dio per avercelo donato». E’ stato l’Uomo pellegrino, l’Uomo della comunicazione anche gestuale, l’Uomo della grande umiltà, l’Uomo della pace e della preghiera per la pace. Soprattutto è stato il Papa dei poveri, degli ammalati e dei sofferenti, dei bambini e dei giovani. Si, i giovani! Li ha amati sino all’ultimo respiro terreno; a loro ha dedicato l’ultimo pensiero: «Vi ho cercato e voi siete venuti». Nessun uomo al mondo ha amato, ha capito e ha creduto nei giovani come Lui! Come Uomo è stato talmente «grande», al di là del quale non si può andare!

Ho avuto la fortuna di conoscere, anche se in età giovanissima (8 – 13 anni), Papa Giovanni XXIII, il «Papa buono», ed ero convinto che non avremmo più avuto un Papa così. Ho dovuto ricredermi perché Papa Wojtyla, come ha detto il Cardinale Sodano, è stato «Grande».

L’Uomo e il Papa che ha sconfitto il comunismo e, come ha affermato Gorbaciov, senza di Lui il muro di Berlino non sarebbe stato abbattuto!

Quando ero bambino il catechismo mi ha insegnato che «il Papa è il Cristo in terra». Tramite il Vangelo tutti noi conosciamo la vita terrena di Gesù Cristo. Papa Giovanni Paolo II è stato senz’altro la realtà terrena del «Cristo in terra». Ha avuto anch’Egli la «sua passione». Non tragica, mortificante, spietata e dolorosa come quella di Gesù, ma simile come significato e sofferenza. Perché il Morbo di Parkinson, che lo ha accompagnato per quattordici anni, è una malattia subdola, cattiva e degenerante per il fisico e questo, purtroppo, lo so perché l’ha avuta mio padre negli ultimi sedici anni di vita, e quindi immagino quanto grande è stata la Sua sofferenza! Lui però non si è mai arreso!

E’ stato veramente «il Cristo in terra» perché nessuno può e potrà mai negare la dimensione planetaria del Suo apostolato, la grandezza della Sua misticità religiosa, della Sua contemplazione filosofica e della Sua creatività poetica. Ha lasciato un segno profondo e indelebile nella storia contemporanea del ventesimo secolo e ha tracciato il giusto sentiero per l’alba del ventunesimo secolo: «Mai più la guerra, mai più l’odio razziale e religioso, mai più la sofferenza!», «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza la verità!». Ci ha lasciato il Suo grande insegnamento e il seme dell’amore e della speranza che tutti noi dobbiamo curare e far germogliare.

Dalle 21.37 del 2 aprile 2005, però, ci sentiamo tutti più tristi, più poveri, più soli, più paurosi e abbandonati perché si è spenta la «Luce». La Luce dell’amore, della libertà e della pace.

Massimiliano Marras

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