Città del Vaticano, 13 Marzo 2013.
In una Piazza San Pietro stracolma di gente, in attesa dell’esito della quinta votazione del secondo giorno di Conclave per l’elezione del Papa, successore del dimissionario Benedetto XVI, alle 19.06 del 13 marzo 2013 (già data storica), la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina, indicante l’Habemus Papam, è stata accolta con grande clamore e infinita emozione.
Un boato trasmesso in mondovisione, che ha convogliato su Roma le attenzioni dell’intero pianeta.
Il cardinale di Buenos Aires (tra i 115 del Conclave) , Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, di origini piemontesi (è uno dei cinque figli di un impiegato delle ferrovie dell’astigiano, Mario, e di Regina Sivori, una casalinga) è il 266º Papa.
Primo Papa sudamericano, primo non europeo e primo gesuita. Nello scorso Conclave il più votato dopo Ratzinger, fu nominato Vescovo da Wojtyla nel 1992.
Ha scelto un nome impegnativo, che nessuno aveva mai individuato: Francesco, come il Santo di Assisi.
Solo al momento della benedizione il nuovo Pontefice ha indossato la stola, che poi ha subito tolto. Un immagine che è stata molto apprezzata, in linea con la semplicità di un uomo che potrebbe segnare una svolta epocale nella storia della Chiesa.
“Fratelli e sorelle, buonasera-ha esordito in perfetto italiano dal loggione centrale di San Pietro- Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui.
Vi ringrazio per l’accoglienza che la comunità diocesana di Roma ha riservato al suo Vescovo. Grazie.
Prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito: Benedetto XVI.
Preghiamo tutti insieme per lui perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. Padre Nostro… Ave Maria… Gloria al Padre…
E adesso, incominciamo questo cammino, Vescovo e Popolo, Vescovo e Popolo, questo cammino della Chiesa di Roma che presiede nella carità tutte le Chiese.
Un cammino di fratellanza, amore e fiducia tra noi.
Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza.
Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo e chi mi aiuterà è il mio Cardinale vicario qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa tanto bella città.
E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore. Prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore chiedendo la benedizione per il suo Vescovo.
Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
A testa china, in preghiera, il nuovo Papa si è interrotto per qualche istante, prima della benedizione solenne.
Poi riprendendo per la seconda volta il microfono, cosa che ha creato qualche imbarazzo tra i cerimonieri, ha concluso:” Pregate per me, a presto. Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo”.
Lorenzo Impagliazzo