Home » News » News » Scuola » Gli studenti della IV A AFM dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Falcone e P. Borsellino” di Palau premiati a Firenze
IV A-AFM, IIS Palau​
IV A-AFM, IIS Palau​

Firenze, Maggio 2015.

“Riprendiamoci i nostri sogni”, è il titolo del concorso a cui hanno partecipato i ragazzi della IV A AFM dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Falcone e P. Borsellino” di Palau, riconosciuti meritevoli per il tema da loro proposto, il cui contenuto comprendeva una serie di riflessioni sulla ludopatia e sull’usura.

In occasione della manifestazione, tenutasi a Firenze presso la Stadio “Ridolfi” lo scorso 23 maggio, per ricordare il XXIII° Anniversario della strage di Capaci – dove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la loro scorta – le alunne Claudia Battino e Miriam Deriu, accompagnate dal professor Michele Melaiu, docente di Diritto presso l’IIS palaese, hanno rappresentato la loro Classe, partecipando all’Evento fiorentino.

Numerosi gli studenti provenienti da diverse regioni italiane (oltre alla Sardegna erano rappresentate a Firenze le regioni Abruzzo, Toscana e Umbria), che si sono aggiudicati il riconoscimento destinato alle classi ritenute meritevoli.

La manifestazione si è svolta in contemporanea con alcune grandi città italiane e prevedeva, appunto, un incontro con alunni e docenti di varie scuole.

In tutte le Piazze principali delle città designate per l’evento sono state ricordate le figure dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte, morti per mano della mafia.

In una alternanza di collegamenti con le diverse realtà italiane, e in particolare con l’Aula Bunker di Palermo (all’interno della quale sono stati celebrati i processi contro “Cosa Nostra”), piuttosto toccante è stato il discorso che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha rivolto al Paese, invitando tutti al rispetto della legalità e ricordando uno per uno i nomi dei servitori dello Stato uccisi dalla mafia.

Agli eventi celebrati nelle città italiane coinvolte, hanno fatto da cornice diverse frasi attribuite ai giudici Falcone e Borsellino, stampate su grandi manifesti; tra queste frasi piuttosto significative si sono rivelate: “La mafia ha più paura della scuola che della giustizia” ed anche “Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe”.

Da sottolineare, a Firenze, la presenza della signora Elisabetta Caponnetto, vedova del giudice Antonino (coordinatore del Pool Antimafia di Palermo) che, nonostante l’età, ha voluto testimoniare la dedizione di suo marito verso le Istituzioni, attraverso il racconto di alcuni aneddoti riferiti agli anni nei quali la sua famiglia fu oggetto di intimidazioni mafiose.

Al termine della cerimonia, ragazzi e docenti vincitori del concorso sono stati fatti salire sul palco per illustrare il lavoro svolto e premiati.

Riportiamo qui sotto l’elaborato proposto dai ragazzi della IV A AFM di Palau, selezionato tra tanti e oggetto del riconoscimento assegnato.

Ti ho mai raccontato di Fabio? I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre là. Ogni bambino nasce con un sogno, sta a lui decidere (crescendo) per quale sogno vale la pena lottare.

Sogno: non è semplice descrivere questa parola. Se vogliamo utilizzare la definizione del dizionario possiamo dire che è “un’insieme di immagini surreali che non si avrà mai il piacere di realizzare “.

Purtroppo (o per fortuna ) si pensa ad un sogno come un qualcosa di irrealizzabile, irraggiungibile ma davvero è sempre così?

Marco è un ragazzino di 15 anni, nato in un paesino della Sicilia; Marco è entrato alle scuole superiori da un anno, rispetto ai suoi compagni sembra parecchio maturo, non per via del profitto o più in generale per l’andamento scolastico, ma probabilmente è stata la vita a farlo crescere e maturare più dei compagni. Marco è figlio di un ex imprenditore, Fabio, e di una giovane donna, Sara.

La vita di Marco è sempre stata un po’ complicata; quando è nato, dopo una gravidanza inaspettata, si è trovato a dover affrontare parecchie difficoltà!

Fabio, il papà del piccolo Marco, era uno dei più importanti imprenditori edili della zona; Fabio era sempre ben visto dai suoi dipendenti e ciò che costruiva era sempre di ottima qualità. In famiglia era un marito esemplare, con alti guadagni che gli permettevano di poter godere di ogni singolo vizio che passava per la testa sua e di sua moglie. Tutto sembrava perfetto!! Un prototipo di famiglia, così potrebbe esser definita oggi! Fabio aveva altri problemi, non di famiglia o sul lavoro, ma legati al suo “tempo libero”.

<< Quei dannati aggeggi mi mangiano il cervello >>, così definiva quelle dannate macchinette mangia soldi! Come definiremmo quest’uomo? Una di quelle tante persone che nel XXI secolo si trovano a dover combattere contro una vera e propria malattia: la LUDOPATIA, un disturbo del comportamento rientrante nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi; è più semplicemente definibile come la dipendenza dai giochi d’azzardo!

Ma davvero Fabio, una delle persone più ricche del quartiere, aveva bisogno di quei soldi?

Probabilmente no, era un demone che lo portava ogni giorno ad entrare in quel bar che si trovava in Corso Garibaldi, a poco più di due chilometri da casa sua!

Con il passare del tempo, da semplice gioco, divenne una vera e propria dipendenza.

Fabio iniziò a trascorrere il suo tempo libero all’interno del bar, quei pochi minuti che all’inizio spendeva davanti a quelle slot machine divennero ben presto interi pomeriggi.

Sara, la moglie, non si accorse subito della pericolosità della situazione, probabilmente non si accorse proprio di ciò che stava accadendo al marito; quando Fabio rientrava a casa era spesso nervoso e irascibile, anche il dialogo a casa era divenuto difficile, quando gli si rivolgeva la parola era scontroso e menefreghista.

Col tempo la moglie percepisce il comportamento insolito del marito; inizia a preoccuparsi e cerca di capire cosa sia successo, cosa possa aver modificato il carattere di Fabio così radicalmente.

È così che Sara decide di seguire il marito, notando l’assidua frequentazione del bar per interi pomeriggi; dopo qualche sera lei decide di farsi coraggio e di affrontare il marito chiedendo spiegazioni sul suo comportamento. I due litigano e Fabio decide di non dire la verità.

La donna, non soddisfatta delle risposte ottenute dal marito decide di entrare nel locale in cui quest’ultimo si trovava; qui si accorge della effettiva dipendenza dal gioco da parte del marito. Sara “scioccata” dalla situazione fugge dal bar e rientra a casa, riflettendo sull’accaduto.

Nei giorni seguenti arriva una raccomandata della banca: il conto di Fabio è in rosso!

Infinitamente delusa dall’atteggiamento del marito, affronta Fabio e lo caccia di casa.

Fabio, trovatosi in una situazione drammatica, si rivolge agli usurai, che gli presteranno una somma di denaro pari a 100.000 €, con un tasso di interesse esorbitante. Ma chi era l’usuraio?

Era Alfio, un vecchio amico d’infanzia di Fabio, anch’egli imprenditore ma che notoriamente si dedicava al traffico di droga e gestiva un racket di usura. Tutti ne avevano paura, ma poi, per un motivo o per l’altro si trovavano a “chiedere aiuto” a chi poteva “in modo facile”, senza garanzie, prestare del denaro.

Alfio infastidito dal comportamento inadempiente di Fabio cerca di terrorizzarlo con più chiamate intimidatorie, minacciandolo di rapire suo figlio. Cosa che da lì a poco avviene!

Marco si ritrova così a vivere la condizione di carcerato, suo malgrado, e a chiedersi quali siano stati i motivi che abbiano determinato questa situazione.

Rivede nei suoi pensieri la figura di un papà premuroso, che lo ama e che lo sostiene in ogni difficoltà, subito offuscata dal pensiero di un padre che si annulla nel gioco fino a rovinare la sua posizione economica e ad allontanarsi dagli affetti più cari. Si sente abbandonato, tradito, preso in giro da chi fino a quel momento riteneva essere la persona migliore del mondo … Ed il mondo gli crolla addosso!!

150 mila !!! << Minchia … A questo sono arrivato! Rischiare la vita di mio figlio per quelle maledette macchinette, per nulla! >>.

Le lacrime gli solcano il volto, il suo cuore batte all’impazzata e la sua coscienza si trasforma in un grido disumano; sente dentro di se la voce del figlio che chiede aiuto!

Deve necessariamente parlare con la moglie per poter salvare la vita di Marco.

Preso dalla disperazione trova il coraggio di recarsi a casa dalla moglie, alla quale racconta l’accaduto. Si ritrovano finalmente ed insieme decidono il da farsi: andare dai Carabinieri e denunciare l’accaduto. Viene informata la magistratura, partono le indagini e il cerchio si stringe.

Fabio conosce bene l’identità degli usurai, fà i loro nomi e con le cautele del caso viene effettuato un blitz che porta alla liberazione del bambino.

FINE DI UN INCUBO!! Che bello tornare alla normalità, alla legalità ed essere liberi da vincoli che per tanto tempo hanno distrutto la vita di una famiglia e l’economia di un’azienda … Ma quanta amarezza per tutti quelli che non ce la fanno!

Dopo tante discussioni si è deciso di dare a questa storia un lieto fine, consapevoli del fatto che nella vita reale non sempre le cose finiscono bene, ma convinti che di questi temi si debba parlare, sempre e comunque, per evitare che qualsiasi cittadino, uomo, donna, bambino possano essere coinvolti in attività illecite che li possano privare dei loro sogni.

Classe IV^ A AFM I.I.S. “G. Falcone e P. Borsellino”, Palau

Massimiliano Marras

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