Intervento della Segretaria Territoriale Sanità, CGIL, Jessica Cardia, in occasione della manifestazione del 10 giugno 2020.
Oggi ci troviamo qui in una sede non consueta per Noi abituati ad incontrarci fra quattro mura nelle nostre assemblee; ma anche la situazione che stiamo vivendo non ha niente a che vedere con la consuetudine.
Siamo qui per dare voce a Noi tutti lavoratori della Sanità, per esprimere la nostra amarezza e difficoltà per le scelte fatte dalla politica negli ultimi anni. Quanto sta succedendo alla sanità mette in evidenza una situazione gravissima. Noi come operatori sanitari stiamo cercando di dare una risposta efficace ed efficiente ai bisogni di salute dei nostri concittadini.
Come personale sanitario riteniamo che sia indispensabile mettere al centro del sistema socio sanitario la persona, perché per Noi la sanità vuol dire innanzitutto salute.
Sappiamo tutti che spetta alla programmazione regionale garantire il rispetto dell’erogazione dei LEA, dell’equità e della qualità delle cure; lo strumento che utilizza è la rete, ossia l’insieme dei diversi presidi ospedalieri che con le loro caratteristiche e Mission, devono dare risposte alla domanda sanitaria in modo coordinato, con funzioni assistenziali specialistiche diversificate, tenuto conto anche degli ambiti territoriali di riferimento.
Questo per chiarire che è un dovere della Regione indicare il ruolo che deve avere il “Paolo Merlo” sull’isola di La Maddalena, nel Nord Gallura, all’interno della “Rete Ospedaliera”.
Nel 2015 il ruolo che viene dato al Paolo Merlo dalla riforma Arru è quello di Stabilimento Ospedaliero in zona particolarmente disagiata, con apparenti vantaggi riguardo la nostra caratteristica di insularità.
Ma da un attenta analisi ci siamo subito resi conto che vi era la possibilità del passaggio del nostro Pronto Soccorso alla gestione Areus, che prevedeva il declassamento a P.P.I e quindi alla chiusura di un altro reparto se non avesse raggiunto i 6000 accessi annui.
Ricordo che la Mission dei P.P.I è la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 entro un arco temporale predefinito (max 2/3 anni). I numeri giocarono a nostro favore: avevamo 6715 passaggi in Pronto Soccorso che ci consentirono di andare sotto la gestione del DEA di riferimento, mantenendo così la struttura aperta. Allo stesso modo il Reparto di Ostetricia e Pediatria sarebbero stati soppressi nel momento in cui il servizio di elisoccorso sarebbe entrato a regime, definendo così un punto nascita unico per il Presidio di area omogenea (Olbia).
Sempre nel 2015 viene sospesa l’attività H24 della Camera Iperbarica con la chiusura di fatto alle urgenze di MDD: cioè malattie da decompressione e alle Intossicazioni da monossido di carbonio, per carenza di personale.
Partecipammo nell’agosto 2015 ad una seduta di commissione Sanità in Comune, con all’ordine del giorno “ Delibera Regionale n°38/12 del 28/07/2015: urlammo a gran voce che la proroga richiesta per il punto nascita serviva per tutto l’Ospedale.
Ancora una volta chiedemmo di definire con la Regione il ruolo del nostro Presidio: un ospedale con sede di Pronto Soccorso, dando così una specificità allo stesso, per l’emergenza urgenza, evitando così la chiusura del Punto nascita, la riapertura H24 della Camera Iperbarica e il declassamento del Pronto Soccorso, in quanto tutto veniva inglobato in una struttura che con i suoi posti letto di degenza, oltre ai posti letto di OBI, avrebbe garantito la stabilizzazione, l’osservazione, il ricovero o il trasferimento dei pazienti in sicurezza.
Cito testuali parole del mio intervento: “Signori rischiamo di diventare un ospedale con le ruote se non prendete in considerazione la totalità del problema”.
Sempre nel 2015 venne da noi proclamato lo stato di agitazione; l’assemblea degli iscritti diede mandato al sindaco di portare all’attenzione del commissario straordinario ASL n°2 Olbia le varie criticità: dalla gestione farraginosa del personale, alle difficoltà nel coprire la carenza organica, fino ad avere contezza sul futuro del Presidio Ospedaliero. Anche qui non mancarono le proposte dei lavoratori attraverso il sindacato, finalizzate alla riqualificazione del presidio con potenziamento dei servizi distrettuali.
Nel gennaio 2016 intraprendemmo un’altra iniziativa con il Congresso CGIL dal tema “Salviamo la salute”, svolto all’interno della sala consigliare del Comune di La Maddalena, alla presenza del Consiglio Comunale e del Presidente della Commissione Sanità Gallura, Antonio Satta.
La nostra proposta fu quella di focalizzare l’attenzione sull’esigenza di riqualificare e rilanciare il Paolo Merlo; cito testuali parole della segretaria CGIL “A Noi non basta che venga definita una sede disagiata, chiediamo con forza che La Maddalena venga definito in Ospedale di sede di Pronto Soccorso”. Questo ci avrebbe permesso di mantenere una struttura ospedaliera deputata ad operare in Emergenza Urgenza, mantenendo tutta una serie di servizi fondamentali per la salute pubblica. Di tutta risposta nel settembre 2016 l’Ostetricia e La Pediatria vengono soppresse, il punto nascita non possiede i requisiti dettati dal decreto che recepisce l’allegato di cui all’accordo Stato-Regioni che condiziona l’esistenza del Punto Nascita ai parti effettuati nell’arco dell’anno (mille).
Neppure la deroga formalizzata dall’allora Ministro Lorenzin per le aree disagiate (al di sotto dei 500 parti) impedì la chiusura da parte della Regione del nostro Punto Nascita, che allora contava 81 parti l’anno, chiuso per ragioni di sicurezza.
Nel corso degli anni il personale per varie ragioni legate a trasferimenti, pensionamenti ecc. ha fatto si che diverse figure specialistiche siano venute meno all’interno della struttura (nefrologi, chirurghi, anestesisti, pediatri, pneumologi), figure mai reintegrate in organico, tanto da farci affermare che tutto questo faccia parte di una strategia (per altro già nota a La Maddalena in altre realtà), dove una lunga agonia legata alla mancanza di personale debba avere come logica conseguenza la chiusura del Presidio, magari con la motivazione di una scarsa efficienza.
E che poi non ci si racconti la favola che questo sia conseguenza di mancanza di disponibilità da parte di professionisti medici, infermieri, OSS e tecnici di venire a lavorare nel Nostro Presidio. La storia dice che questo Presidio è stato scelto da Professionisti provenienti da ogni parte d’Italia, nessuno di Noi ha dimenticato Medici, Infermieri Professionali, OSS e Tecnici che hanno prestato la loro opera in questa struttura a partire dall’indimenticabile Prof Milani, vero baluardo di questo Ospedale.
Negli anni le nostre lettere di risposte e proteste si sono susseguite, l’apice viene raggiunto durante l’emergenza COVID19, una nota dell’ATS voleva trasferire i nostri Anestesisti nelle sedi con maggiori contagi e quindi di fatto depotenziare il Pronto Soccorso. Interveniamo anche questa volta.
Il 27 aprile la mobilitazione delle lavoratrici della medicina e della CGIL sventa l’ennesima chiusura della stessa occupando il reparto ed evitando che i pazienti venissero trasferiti in altra sede, decisione inaccettabile per l’improvvisa malattia di un medico.
Ed ecco quindi la difesa del Paolo Merlo con i corpi dei lavoratori.
In data 03/05/2020 la lettera aperta sull’ospedale di La Maddalena inviato al presidente della Regione Sardegna e all’Assessore alla Sanità, al Ministro della salute, al Sindaco e ai consiglieri regionali esponendo la grave situazione!
Noi siamo per un centro di emergenza-urgenza e non stiamo parlando di un ambulanza medicalizzata che sostituisce il P.P.I e non parliamo neanche di un Presidio composto di un P.P.I e di casa della salute. Parliamo di una struttura dove devono essere garantite e assicurate le risorse umane professionali e tecnologiche indispensabili per poter assolvere alle funzioni attribuite, quindi non solo le risorse disponibili, che devono condizionare il destino di un piccolo ospedale, ma sono le funzioni affidate che devono determinare l’adeguatezza delle risorse ed il mantenimento delle competenze necessarie.