Home » News » News » Quella volta che una partita dell’Ilva salvó quasi mille vite nel 1943

Gli infausti momenti che ripercorriamo con la memoria circa l’affondamento del Regio Incrociatore Trieste nascondono, nell’oblio intriso di tristezza, un avvenimento particolare che salvó quasi mille vite.
La storica squadra locale Ilvamaddalena 1903, senza saperlo, in quel lontano (neanche tanto) 1943 fu la grande protagonista eroica.
Grazie ad una partita di Calcio espletata in uno dei primi, se non il primo, campo da calcio dell’isola (attuale piazza Umberto I comunemente chiamata piazza Comando), infatti, tutto il personale in franchigia si salvó dal grande bombardamento.

Alle 14.45, la surreale tranquillità della Maddalena fu spezzata dal suono squillante delle sirene della DICAT (Difesa Contraerea Territoriale) Marina che davano l’allarme aereo. La totale assenza di radar od aerofoni fece sì che la formazione aerea attaccante fosse stata avvistata solo quando era praticamente giunta sulla base: non trascorsero infatti che uno o due minuti dall’allarme, prima che 84 quadrimotori statunitensi, dei Boeing B-17 “Flying Fortress” della 9th, 12th e 15th USAAF, apparissero dalla direzione del sole – nordovest – volando a 5000-6000 metri di quota. Erano decollati dagli aeroporti statunitensi dell’Algeria ed avevano degli obiettivi precisi: 24 aerei (del 301st Bomb Group del 32nd Bomb Squadron) avrebbero attaccato la base dei sommergibili, 36 (del 2nd e 97th Bomb Group) il Gorizia, e 24 (appartenenti al 99th Bomb Group della 12th USAAF, facente parte della Northwest African Strategic Air Force, al comando del maggior generale James Harold “Jimmy” Doolittle, autore del primo famoso raid statunitense su Tokyo nel 1942) proprio il Trieste.
Dell’equipaggio del Trieste morirono 4 ufficiali, 6 sottufficiali e 67 sottocapi e marinai, mentre altri 6 sottufficiali e 69 sottocapi e marinai furono feriti gravemente. Scomparvero nel bombardamento, per non essere mai più ritrovati.
Il bilancio avrebbe potuto essere molto più pesante se non fosse stato per la partita, che aveva fatto sì che parte degli oltre mille uomini dell’equipaggio si trovasse a terra, al sicuro. I marinai che erano giunti a riva, sui barconi, subito prima dell’attacco, non poterono che stare a guardare mentre le loro navi sparivano dietro alte colonne d’acqua per poi ricomparire in fiamme, poi il Trieste che lentamente si capovolgeva.

M.M.

Massimiliano Marras

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