La partita fra le due squadre centenarie dell’Olbia e dell’Ilva in sfida per la coppa Italia, che ha visto contro ogni pronostico la vittoria dei biancocelesti, era attesa da oltre 35 anni.
Ma le aspettative dei tifosi e dei media erano rivolte anche all’esordio di un giocatore in particolare, un figlio d’arte, il diciottenne Totti J.
Fino a qua niente di strano, anzi abbastanza scontato.
Esordio quindi in serie D contro l’Ilva e occhi puntati, prestazione forse non eccellente che avrebbe meritato, come avviene per tutti i giocatori soprattutto quelli dove c’è grande attesa, dei giudizi di carattere tecnico o di altre varie componenti: ha giocato pochi minuti e non è riuscito ad entrare in partita, non ha finito la preparazione, ancora è un po fuori forma, l’emozione ecc….
Invece no! I social, come troppo spesso accade, hanno liberato il lato peggiore delle persone.
Ed ecco che partono una serie di insulti sulla persona, sul fisico, allusioni ed altre cattiverie che con il calcio hanno zero a che fare.
Un body shaming in piena regola, un vergognoso atteggiamento di chi dimentica magari di avere figli, nipoti, figli di amici, parenti, compagni, mariti o mogli a casa che potrebbero ricevere lo stesso trattamento.
Ci domandiamo in questo caso cosa farebbero?
Probabilmente il classico post da moralisti strappa like su una piattaforma, quella di face b., che hanno confuso con la vita reale.
M.M.
