Il 3 febbraio 1930, sulle rive del Lago Timsah lungo il Canale di Suez, veniva inaugurato il Monumento di Ismailia, un’imponente opera commemorativa dedicata alla difesa del canale durante la Prima Guerra Mondiale. Questo monumento, frutto della collaborazione tra lo scultore Raymond Delamarre e l’architetto Michel Roux-Spitz, è un esempio tangibile dell’eccellenza artigianale di La Maddalena, grazie all’utilizzo del pregiato granito estratto dalle cave di Cala Francese.
Le cave di Cala Francese, situate nella parte occidentale dell’isola di La Maddalena, sono note per il loro granito rosa-bianco di alta qualità. Attive dalla seconda metà del XIX secolo fino alla Seconda Guerra Mondiale, queste cave hanno fornito materiale per numerose opere in tutto il mondo. Oggi, l’area è aperta al pubblico, offrendo la possibilità di ammirare vecchi macchinari, vie ferrate e altre testimonianze storiche dell’attività estrattiva.
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Per la realizzazione del Monumento di Ismailia, la Società Universale del Canale di Suez commissionò l’opera a Delamarre e Roux-Spitz nel 1925. Il progetto prevedeva due maestose statue di angeli alati, alte 8 metri e lunghe 13, simbolizzanti la “Serena Intelligenza” e la “Severa Forza”. Queste sculture furono scolpite nel granito di Cala Francese, selezionato per la sua resistenza e bellezza cromatica. I blocchi di granito, estratti e lavorati sull’isola, furono successivamente trasportati via mare fino al sito del monumento in Egitto.
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L’inaugurazione del monumento rappresentò non solo un tributo ai caduti della Grande Guerra, ma anche un riconoscimento internazionale della maestria maddalenina nella lavorazione del granito. Oggi, il Monumento di Ismailia continua a testimoniare il legame profondo tra La Maddalena e opere di rilevanza storica mondiale, sottolineando l’importanza del granito di Cala Francese come simbolo di eccellenza e tradizione artigianale.
Per approfondire ulteriormente la storia del Monumento di Ismailia e il contributo di La Maddalena nella sua realizzazione, si consiglia la lettura del libro “Ismailia: storia di un monumento” (2016) di Tommaso Gamboni, edito dall’Associazione G. Cesaraccio.
M.M.