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Le pinete presenti attualmente sull’isola di Caprera derivano da rimboschimenti realizzati in diverse epoche: furono introdotte da Garibaldi nella seconda metà dell’Ottocento. Ma fu soprattutto a partire dai primi decenni del Novecento e fino agli anni Sessanta, che le operazioni di rimboschimento si intensificarono, per effetto di numerose leggi nazionali, con l’obiettivo di fornire una protezione idrogeologica del territorio. Oggi la diffusione delle pinete di Caprera ammonta complessivamente a circa 85 ettari che nel tempo hanno acquisito una forte valenza paesaggistica e storico-culturale, radicata nel territorio e nei fruitori. 

Ma come stanno le pinete di Caprera? 

Nel 2023 il Parco ha commissionato un’analisi sullo stato delle pinete di Caprera, finalizzato all’individuazione degli interventi di miglioramento boschivo. Lo studio redatto dalla società Elighes S.R.L. ha consegnato una situazione complessiva problematica, ma non molto differente dai sistemi boschivi litoranei di altri territori. Basandosi sul moderno approccio di selvicoltura sistemica, che permette di inquadrare la coltivazione e l’uso del bosco come sistema biologico complesso, lo studio ha consentito di individuare le maggiori criticità e fornire soluzioni adeguate al mantenimento delle pinete. 

Come ben sappiamo le pinete sono uno straordinario luogo ricreativo, in cui da sempre la comunità maddalenina e il visitatore trova rigenerazione fisica e mentale, spazi utili ad attività ludiche, sociali e di educazione ambientale. Oggi il gergo che va per la maggiore recita “bagni di foresta”, ovvero la possibilità di immergersi in una sensazione di benessere, un valore pienamente riconosciuto come servizio ecosistemico fornito anche dalle nostre pinete. Come già discusso nel primo articolo della rubrica, i servizi ecosistemici hanno un valore non solo salutare ma anche economico! La conservazione di tali ecosistemi assume quindi caratteri prioritari per il Parco. 

Tra le principali minacce rilevate per le pinete di Caprera, spicca l’azione del coleottero Tomicus destruens, che attacca gli alberi per il deposito delle uova in fase riproduttiva, causandone il disseccamento. In verità la colonizzazione appare abbastanza limitata ma preoccupa la natura invasiva dell’insetto, che spinge l’Ente ad adottare misure preventive. Un’altra criticità altrettanto significativa riguarda la propensione al cedimento dei pini presenti nelle maggiori pinete a scopo ricreativo, dotate di passerelle, tavoli, panche e giochi in legno per bambini, ovvero Cavalla Marsala, i Mille e Stagnali.
In una scala che parte da un giudizio “trascurabile” ad una “estrema” probabilità di cedimento, le tre pinete, meta di un costante flusso di fruitori in tutte le stagioni, risultano notevolmente esposte. Emerge infatti che il 30% degli alberi della pineta dei Mille presenta un’estrema probabilità di cedimento, il 20% per Cavalla Marsala e il 10% a Stagnali. Infine sono state rilevate criticità alla viabilità che coinvolgono i pini presenti a bordo strada. 

Abbiamo intervistato la dottoressa Paola Brundu, funzionario forestale dell’ufficio ambiente dell’Ente Parco. 

Paola, come stanno le pinete di Caprera e come l’Ente intende provvedere per migliorare il sistema boschivo dell’isola?

Le pinete di Caprera presentano condizioni simili alla maggior parte delle pinete litoranee della Sardegna, caratterizzate da mancati interventi selvicolturali costanti che ha portato a situazioni attuali in cui la densità dei soprassuolo è elevata e gli alberi, cresciuti in forte competizione tra loro per le risorse risultano spesso filati, con chiome ridotte e con apparati radicali poco sviluppati. Caratteristiche queste che portano le piante a non godere di grande stabilità. Il Parco ha speso importanti energie per pianificare gli interventi che sono partiti in questi giorni, in collaborazione con l’Agenzia Forestas. La priorità di intervento è stata riservata alle tre principali pinete attrezzate, poiché il primo obiettivo è garantire la sicurezza della fruizione da parte della cittadinanza e de fruitori. Con il supporto operativo di Forestas procederemo all’abbattimento degli alberi a maggior rischio di cedimento e nel contempo svolgeremo operazioni di potatura sul resto del soprassuolo con probabilità medie. Per quanto riguarda gli alberi presenti a bordo strada, numerosi interventi si sono susseguiti negli ultimi due anni, mettendo in sicurezza la maggior parte della viabilità principale dell’isola”.

Esistono possibili mitigazioni dell’impatto dovuto alla presenza del Tomicus destruens?

In realtà l’Agenzia Forestas, in collaborazione con l’Università di Padova, ha in atto un programma di interventi (2020 – 2030) per il recupero e ripristino della funzionalità dei sistemi forestali litoranei (https://www.sardegnaforeste.it/notizia/pinete-litoranee-un-nuovo-programma-decennale-tutelarle) che include anche lo studio della presenza e consistenza del Tomicusdestruens. Siamo in attesa di conoscere i risultati delle ricerche e delle linee gestionali che verranno intraprese per Caprera”.

La distribuzione delle pinete a Caprera non riguarda solo le tre maggiori. Come intendete procedere per la gestione delle porzioni non attrezzate?

Le difficoltà amministrative avute nell’ultimo anno, con la mancanza dell’organo di gestione, non hanno consentito di approvare il bilancio 2024 in tempi consoni, causando di fatto un rallentamento delle procedure. Le risorse a disposizione sia dell’Ente Parco che di Forestas hanno permesso di intervenire sulle criticità più impellenti, ma l’obiettivo è quello di impegnare future somme per eventuali esternalizzazioni del servizio. Per le pinete non attrezzate sono infatti previsti processi di rinaturalizzazione, ovvero il graduale ritorno alle associazioni vegetali autoctone, e processi di rinnovazione del pino. Tecniche che richiedono uno sforzo importante utile al mantenimento degli habitat”. 

Paola, un’ultima domanda sempre cara ai cittadini. Tempistiche?

L’area di Caprera ricade interamente in un sito ZSC-ZPS, che la rete europea Natura 2000 definisce di interesse prioritario. Ciò significa che possiamo procedere alle operazioni fino al giorno 31 marzo. Successivamente si rischia di arrecare disturbo alla nidificazione dell’avifauna. I lavori potranno riprendere solo dopo il 31 ottobre”.

Gianluca Mureddu

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