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Home » News » News » Le antiche vigne dell’Arcipelago di La Maddalena: un’eredità dimenticata

Un passato agricolo poco conosciuto

Quando si parla di La Maddalena, il pensiero corre subito alle sue acque cristalline e alle scogliere di granito che ne fanno una delle destinazioni più suggestive del Mediterraneo. Tuttavia, pochi sanno che l’arcipelago ha avuto una tradizione agricola e vitivinicola che risale almeno alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento. Documenti storici e testimonianze scritte dimostrano che, tra le attività produttive dell’isola, la coltivazione della vite e la produzione di vino avevano un ruolo importante, specialmente sull’Isolotto di Santo Stefano.

Pasqualino Serra: il visionario della viticoltura maddalenina

Uno dei protagonisti di questa storia è Pasqualino Serra, detto “Guarrè”, un imprenditore locale che riuscì a trasformare un’isola brulla e granitica in un piccolo paradiso agricolo. Secondo i documenti storici, Serra investì grandi risorse per rendere coltivabile il terreno di Santo Stefano, impiantando un rigoglioso giardino con fiori, frutta e viti (oltre 20.000 ceppi). Questo sforzo testimonia non solo la sua abilità imprenditoriale, ma anche il potenziale dell’arcipelago per la produzione vinicola, sebbene la conformazione del territorio e il clima potessero sembrare poco adatti a un’attività del genere.

Un articolo giornalistico d’epoca elogia il lavoro di Serra, definendolo un vero “cavaliere del lavoro”, capace di trasformare un’isola inospitale in un rigoglioso vigneto. Il vino prodotto aveva un colore granata, un profumo intenso e una qualità tale da essere considerato la ‘gioia dell’arcipelago’, anche se le quantità prodotte erano limitate.

Un terroir difficile ma affascinante

La coltivazione della vite nell’arcipelago di La Maddalena rappresentava una sfida unica. I terreni erano prevalentemente rocciosi e granitici, ma grazie a tecniche ingegnose e alla selezione di vitigni resistenti, alcuni imprenditori come Pasqualino Serra riuscirono a ottenere risultati sorprendenti. Il clima mediterraneo, con inverni miti ed estati ventilate, contribuiva a creare un ambiente favorevole alla maturazione dell’uva.

Secondo i documenti fiscali dell’epoca, Serra pagava regolarmente le imposte sulla produzione di vino, segno che l’attività non era solo un esperimento ma un vero e proprio business. La sua cantina sull’isola di Santo Stefano veniva ispezionata dalle autorità, confermando che il vigneto era operativo e che il vino veniva commercializzato.

L’eredità dimenticata della viticoltura maddalenina

Oggi non rimangono tracce visibili di quei vigneti sull’isola di Santo Stefano, ma la loro esistenza rappresenta un capitolo affascinante della storia economica e agricola di La Maddalena. L’attività di Pasqualino Serra dimostra che la viticoltura nell’arcipelago non è una novità recente, ma affonda le radici in un passato quasi dimenticato.

Alla luce di questa storia, sarebbe interessante valutare un possibile recupero delle antiche tecniche e vitigni, magari con progetti di viticoltura sostenibile che potrebbero riportare in vita una tradizione che un tempo prosperava anche su queste isole.

M.M.

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