- RIFLESSIONI A VOCE ALTA, DI GIANCARLO TUSCERI, SCRITTORE E GIORNALISTA.
- Non so se l’appello del sindaco Comiti al Presidente della Giunta Regionale Cappellacci, perché porti la Saremar a ricoprire almeno in parte le corse lasciate dall’Enermar, tra La Maddalena e Palau, otterrà risposte positive. Anzi, non so proprio se otterrà risposte, essendo nota e proverbiale la disattenzione con cui la Regione sta seguendo da tempo le questioni isolane.Non che stia seguendo, di fatto, neppure le vicende del tracollo quotidiano della Sardegna, visto che lo stato di crisi si sta allargando a macchia d’olio da Cagliari a Palau.La Maddalena, quindi, quest’orpello geografico su cui Soru intendeva programmare una sorta di laboratorio turistico ammirato dall’Europa e dal resto del mondo, incappando in una congiuntura negativa politico-economica, sembra doversi rassegnare a sopravvivere in maniera autarchica. Meno corse, meno contatti col resto del mondo, meno consumi, meno commercio, meno investimenti turistici… Conseguentemente: meno corse La Maddalena-Palau.
Sembrerebbe il sillogismo perfetto di un minus habens. Invece deve proprio essere ciò che passa per la testa dell’attuale giunta regionale.
E poco conta che a pagare, per questi ed altri calcoli cinici, ci siano oggi sulla banchina commerciale ancora gli attendamenti dei marittimi che hanno perduto il posto di lavoro.
Poco conta che si sia alla vigilia di Natale e che dietro ogni marittimo disoccupato ci siano bocche da sfamare.
Poco conta che si stia in questo modo stroncando parte delle energie lavorative di un paese che si riteneva prossimo al decollo turistico internazionale; che ci sia un albergo a cinque stelle extra lusso ancora chiuso, la cui gara, per l’affidamento in gestione, è andata una prima volta deserta e ora-Striscia la notizia o no-è preda del degrado, delle erbacce e di uno sgomento abbandono.
Poco importa che sul campo si sia lasciato un mare di milioni di denaro pubblico, in parte volatilizzatosi nei conti stratosferici della famigerata cricca, senza che se ne capisca bene la ragione o il motivo.
Poco importa se nello specchio acqueo dell’ex arsenale militare si stia ancora mappando e analizzando il tipo di inquinamento ereditato dai tempi della Regia Marina fino ai nostri giorni e che si preveda, al massimo, di poterne disporre ai fini della portualità turistica, andando bene, per la prossima estate, quando però mancheranno l’attivazione delle strutture collaterali del rimessaggio e delle attività affini.
Poco importano queste ed altre cose, come la ristrutturazione organica del fronte a mare, sempre finalizzata alle scommesse turistiche che dovremo affrontare la prossima estate, visto che i risparmi di tutti si stanno volatilizzando e che presto dovremo fare i conti con una recessione che si preannuncia molto più dolorosa dell’attuale fase di ristagno integrale.E allora diciamo in maniera chiara che siamo di fronte a un bivio: o si marcia subito su Cagliari, a ranghi compatti, o restiamo al palo.
E con le corse perse dei traghetti e con i posti di lavoro dei marittimi che hanno saltato l’imbarco, e con i negozi che passano di mano tra un fallimento più o meno camuffato e l’altro, continuiamo ad aspettare con le braccia conserte che Cappellacci ci dia risposte soddisfacenti.
Io dico che non risponderà né al sindaco Comiti, né a nessuno e che tanto meno si ingegnerà per salvare una sola corsa tra La Maddalena e Palau o un solo posto di lavoro. Con ciò non dico che le argomentazioni addotte dall’Amministrazione non abbiano una loro logica e una loro dignità, ma questa è ormai una società che risponde soltanto al ricatto elettorale e alla forza d’urto.
Credo sia giunto il momento di togliersi i guanti.