di Salvatore Faggiani.
La Maddalena, 6 Marzo 2011.
Un mondo colpevolmente abbandonato e trascurato da tutti: genitori, istituzioni, amministratori, politici, insegnanti e sacerdoti. Il pianeta giovani non è solo, come qualcuno afferma, droga, sesso, alcool e…depressione, ma anche voglia di vivere, di socializzare, di partecipare attivamente e qualitativamente alla vita socio-culturale.
E’ notizia di questi ultimi giorni che alcuni ragazzi, tra i 13 e i 20 anni, per festeggiare il carnevale, hanno esagerato con l’alcool e alcuni di loro sono andati in coma etilico rischiando la vita. E’ un fenomeno che si manifesta, purtroppo, non solo durante certe ricorrenze ma quasi quotidianamente, rendendolo un vero e proprio «Killer-seriale» per i nostri giovani. Ci siamo mai chiesti il perché i nostri ragazzi, usando il loro linguaggio,SBALLANO? Non è facile rispondere a questa domanda.Medici e psicologi sostengono che i giovani entrano nel mondo della droga e dell’alcool per sfuggire alla realtà di tutti i giorni, per sfuggire alle responsabilità, ai problemi che la vita pone, ai problemi con la famiglia, con gli amici, ecc… La droga e l’alcool, affermano alcuni ragazzi, riescono a «rimbambirti talmente tanto il cervello da farti entrare quasi in una sorta di universo parallelo, un mondo tutto tuo…». Una affermazione del genere merita una riflessione attenta ed un sollecito intervento da parte del mondo degli adulti. L’elemento che più di tutti ha caratterizzato gli stili e i comportamenti dell’universo giovani negli ultimi dieci anni è ritenuto, e a ragione, dagli analisti del cambiamento sociale, la crescita mediatica dei modelli comportamentali. Una generazione che cresce e prende forma sotto lo sguardo del «Grande Fratello» televisivo del quale assorbe i linguaggi, le dinamiche, il sistema dell’apparire per essere. In realtà vi è uno scollamento fra la percezione che il mondo adulto ha del variegato, culturalmente unico ma difficilmente classificabile, popolo dei giovani e la realtà vera e vissuta, quotidiana, intellettualmente viva, in grado di cogliere e rielaborare cambiamenti epocali, nel sistema delle culture, dei linguaggi e delle esperienze.
A questo pianeta, del quale molto rimane ancora da scoprire e che difende la sua identità e, senza retorica, la sua profonda purezza, non sono stati dedicati, da parte del mondo adulto, mezzi, sistemi e canali di comunicazione e, fatto ancor più grave, tempo e dialogo che, liberi dall’imprinting ideologico, ne facessero emergere la vitalità espressiva, fisica e dinamica e la grande capacità di elaborazione culturale. Liberi dalle ideologie, ricchi nelle idee, forti nel fisico e nella cura dello stesso, fautori del proprio tempo, i nostri giovani hanno bisogno di riappropriarsi della capacità di fare cultura, opinione, confronto, attività sportiva, rileggendo i fatti del nostro tempo man mano che essi vengono vissuti, forti della capacità di interpretarli. In poche parole liberiamoli dalle nostre frustrazioni e dai nostri preconcetti. Lasciamoli camminare da soli. Aiutiamoli in questo loro cammino con la nostra «esperienza positiva» e i nostri «consigli positivi» e soprattutto usiamo il «dialogo». Solo diventando meno moralisti e dialogando e confrontandoci con loro, possiamo veramente essere utili allo loro crescita comportamentale, fisica, etica e intellettuale.
I giovani amano stare in gruppo. E’ un dato di fatto. Non c’è sociologo al mondo che non abbia avuto occasione di documentare e provare questa indiscutibile, irrefrenabile, quasi morbosa voglia di relazione. Attraverso la vita del loro gruppo, nascono le scelte dei giovani, i gusti, il modo di pensare e d’interagire. Il gruppo presuppone determinati modelli di comportamento e le più svariate tendenze. Ogni gruppo ha le sue preferenze e le sue inclinazioni, le sue regole. A pensarci bene amano le stesse cose che abbiamo amato noi adulti, quando le nostre generazioni vivevano le problematiche di interesse del pianeta giovani. E anche noi chiedevamo spazio nel mondo della cultura, della comunicazione, dell’informazione e dello sport. Tutti noi:genitori, istituzioni, amministratori, politici, insegnanti e sacerdoti, non siamo riusciti, nel terzo millennio, a dar loro nemmeno delle dignitose strutture e delle semplici e dovute attenzioni, consegnando i nostri ragazzi fra le braccia dell’ozio e della noia con i pericoli che ne conseguono. Vergogniamoci! Impariamo a guardare negli occhi dei giovani con gli occhi dei giovani e auguriamoci che per il futuro ci sia coerenza tra le parole ed i fatti, e che siano garantiti i loro diritti, perché chi tradisce i giovani, tradisce il futuro.