“C’è da avere più paura di tre giornalisti ostili che di mille baionette». Così recitava Napoleone Bonaparte nel 1800 e ad oggi provo sulla mia pelle che poco o nulla è cambiato. Mi riferisco all’articolo comparso su La Nuova Sardegna sulle quote a mare riservate ai residenti. Una delicatissima questione dei deliberati del Parco pubblicati da certa stampa, che, alla ricerca disperata dello scoop e dello scandalo, ha preferito decontestualizzare fatti e frasi piuttosto che informare i lettori.
Una maniera di fare giornalismo che non è nuova quando si parla di Parco. Il Parco fa notizia, fa vendere copie, accende polemiche e scatena, evidentemente, le fantasie più diaboliche in chi, ormai da tempo, ha individuato nel palazzo di via G. Cesare il nemico da abbattere.
Ma oggi il compito di chi amministra è un altro. Per questo, senza aver la presunzione di sostituirmi a chi con serietà e competenza svolge un mestiere così prezioso, proverò a spiegare in maniera sintetica e chiara ciò che è successo.
Il famoso DPR del 1996, con cui veniva istituito il Parco di La Maddalena, disciplina il traffico e il noleggio prevedendo la suddivisione tra residenti e non residenti con le percentuali del 75% e 25%, ma non menziona la locazione che, invece, è stata erroneamente inserita nel vecchio disciplinare.
E questo è proprio il punto di partenza; un principio che, al contrario di quanto sostenuto in maniera strumentale da alcuni, il Parco ha applicato in passato e continuerà ad applicare con convinzione.
Dei due nuovi disciplinari uno (quello per il noleggio) continua, infatti, a mantenere le percentuali del 75% e 25% come prevede la norma, l’altro (quello per la locazione) prevede un numero massimo di licenze che consente di tutelare l’ambiente e contestualmente di salvaguardare le economie locali.
Perché è proprio questa la ragione da cui nascono i provvedimenti di cui si discute: proteggere quei settori che beneficiano dei flussi turistici provenienti dalle realtà frontaliere. Non concorrono anche questi in maniera concreta a sostenere il comparto economico a terra? Non sono forse famiglie e lavoratori anche quelli impiegati in attività che non lavorano a mare, ma che dal mare ricevono sostentamento?
E allora, se qualcuno ha voluto confondere la natura di uno strumento che è nato a difesa del territorio parlando di un’azione mirata contro qualcuno (o, peggio ancora, contro l’intera comunità), due sono le cose: o ha capito male, oppure è in malafede. E, a prescindere da dove stia l’errore, il risultato ottenuto rimane identico: manipolare la realtà in maniera diffusa e distruttiva mettendo gli uni contro gli altri i cittadini di un’isola che troppe volte ha consumato le proprie energie in guerre intestine”.
Gianluca Mureddu – membro del Direttivo del Parco