Angelino Fiori l’allenatore laureato.
CI HA SORPRESO ANCHE NELLA MORTE!
Una persona per bene: rigoroso, serio, poco incline ai compromessi e perciò viveva con trepidazione i suoi impegni e forse qualche volta ne sentiva il peso, quel peso che probabilmente l’ha indotto al tragico gesto del suicidio!
di Salvatore Faggiani.
A 67 anni Angelino Fiori ha deciso con un gesto imprevedibile e non da lui di togliersi la vita.
Lui che era un combattente, un uomo forte e determinato ha scelto un modo così sconcertante e fuori da ogni sua logica per compiere un gesto così drammatico per farla finita.
Chi l’ha conosciuto non riesce a spiegarsi quel gesto così estremo. Era una persona colta e intelligente, laureato in lettere ed apprezzato insegnante nell’ambito scolastico. Ma la sua passione era il calcio e dopo aver smesso di giocare a soli 27 anni, intraprese la carriera di allenatore dividendo gli ultimi quaranta anni della sua vita tra una cattedra della scuola e i campi di calcio di mezza Sardegna.
In entrambi gli ambienti si è proposto con puntualità, acume e capacità trasmettendo ai suoi studenti gli insegnamenti e i valori della scuola e ai suoi calciatori l’amore e la passione per lo sport. Sia nella scuola che nel calcio ha dimostrato alcune delle sue qualità più belle: l’umiltà e la dignità.
Esistono categorie di uomini che, per fortuna loro e di chi gli sta accanto, rifiutano l’idea schizofrenica dello sdoppiamento: l’essere umano da una parte e il protagonista da copertina dall’altra.
Un atteggiamento, alla mister Hide, pericolosamente diabolico che induce all’illusione dell’eternità quando essere eterni non è possibile, per nessuno al mondo.
Il rischio, per coloro i quali non sono in grado di vivere con equilibrio i due modi di essere, è pressoché una certezza. La caduta, improvvisa e verticale, nel pozzo del patetico o addirittura del drammaticamente ridicolo.
Esemplari sono le scene di protagonismo che assistiamo quotidianamente, dove si evidenzia l’incapacità di accettare con umiltà e dignità il finale di…partita. Ecco il cuore del problema. L’umiltà e la dignità. Due qualità, piuttosto rare, frequentate da un numero davvero esiguo di persone che ricoprono incarichi sociali, istituzionali e sportivi.
Angelino Fiori, appunto, apparteneva a quel numero esiguo. Era un uomo buono, onesto e competente. E’ stato un uomo di prim’ordine nella scuola e nello sport sardo. Ecco perché il suo imprevedibile gesto ci ha amaramente e drammaticamente sorpreso. Chissà quale peso opprimeva il suo animo di combattente per indurlo a porre fine alla sua vita! E’ stato uno dei simboli della storia calcistica dell’Isola e, senz’altro, uno dei migliori allenatori che La Maddalena abbia avuto nella sua lunga storia calcistica. Infatti con lui l’Ilvamarisardegna, dopo la promozione dalla serie D, disputò il campionato di C2 nel 1988/89 dove retrocesse all’ultima giornata dopo una rocambolesca partita e tra gli applausi dei suoi tifosi che Angelino Fiori ricordava sempre e con commozione.
Noi vogliamo ricordarlo in panchina dove non stava fermo un attimo e ne aveva per tutti. Un giorno disse ad un suo giocatore: «ma come fai a calciare così, al posto dei piedi hai un ferro da stiro». Ecco questo era Angelino Fiori, l’allenatore laureato e che in panchina somigliava tanto a Oronzo Pugliese famoso allenatore di Foggia e Roma.