Comunicato Stampa del 25 Settembre 2011.
Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena.
Il Presidente Bonanno intende fare chiarezza riguardo alle accuse che gli vengono rivolte dai consiglieri comunali della lista “Presente per il futuro”, che distorcendo fatti e dichiarazioni messe nero su bianco tentano invano di dare una lettura degli stessi completamente diversa dalla realtà: è appena il caso di ribadire che è stato il Sindaco ad aver portato per primo la questione su un piano personale, attaccando il Presidente e il Consiglio direttivo dell’Ente Parco definendo l’azione di quest’ultimo, il 21 settembre scorso sulle pagine de “L’Unione Sarda”, “dannosa”.
Per tale ragione il Presidente dell’Ente Parco, nel comunicato di replica di mercoledì 21 – inviato per cortesia istituzionale direttamente all’attenzione del Sindaco e del suo staff, diversamente da quanto fatto dall’amministrazione comunale sia il giorno precedente sia venerdì 23 – aveva distinto chiaramente la sua posizione in merito a ciò che il Sindaco aveva dichiarato alla stampa dalla mozione votata dal Consiglio comunale, rimarcando il massimo rispetto per la volontà manifestata dall’organo espressione della comunità locale, ma comunque esprimendo, con una libertà di pensiero che pure dovrebbe essere riconosciuta anche al Presidente del Parco come cittadino, la propria contrarietà rispetto ad una richiesta dell’amministrazione comunale totalmente in contrasto col quadro normativo: una posizione solida e pienamente consapevole quella del Presidente Bonanno, che non a caso si è occupato dell’argomento anche nel corso dei suoi studi postuniversitari.
«Immaturo è il fatto che il Sindaco abbia cambiato giudizio sul Parco Nazionale molte volte nell’arco di pochi anni – spiega Bonanno – ed è inaccettabile che ogni volta, per nascondere i problemi del territorio imputabili soprattutto alla gestione dell’amministrazione locale, il Parco venga tirato in ballo come causa delle criticità: infatti l’Ente Parco non interferisce in alcun modo con le politiche e le scelte dei vertici comunali, ma semmai ha sempre cercato la sua collaborazione e sempre continuerà a farlo nonostante l’atteggiamento di questi giorni e le parole poco piacevoli che il Sindaco ha rivolto a mezzo stampa nei confronti del Consiglio direttivo.
La verità è che l’Ente subisce, a partire dal 2007, attacchi politici dallo stesso Sindaco, che adesso per sostenere la propria posizione strumentalizza persino un ben più serio Ordine del giorno votato dal Consiglio regionale su alcuni dei veri problemi dell’Arcipelago.
Ciò che il Sindaco rivendica è una posizione che non è in alcun modo prevista – e quindi è irricevibile a qualsiasi livello proprio perché in contrasto con i principi dell’ordinamento italiano – dalla Legge 394/1991, la quale non a caso è rubricata “Legge quadro sulle aree protette”: il nome stesso della Legge fa riferimento al fatto che lo Stato, in quanto titolare di una potestà legislativa esclusiva in materia di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, ribadita anche a livello costituzionale dopo la riforma del Titolo quinto della Costituzione, stabilisce alcuni principi che riguardano l’intero territorio nazionale.
Non è quindi possibile affermare che occorrerebbe una normativa specifica per disciplinare il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, in quanto qualsiasi norma approvata dal Parlamento avente lo scopo di togliere allo Stato il controllo sull’Ente Parco di La Maddalena – come ad esempio una regola “automatica” per far coincidere la carica di Presidente del Parco con quella di Sindaco – sarebbe in contrasto con la stessa Legge quadro e i principi costituzionali sul tema.
Di questa situazione erano ben consapevoli, nel corso del dibattito parlamentare, anche i nostri stessi rappresentanti a Roma quando approvarono la Legge 10/1994. Il Presidente dell’Ente Parco è una figura che rappresenta lo Stato italiano sul territorio: domandare di cambiare le regole per il solo Arcipelago di La Maddalena sarebbe come chiedere che localmente la carica di Soprintendente, che pure ha competenze in materia di paesaggio e beni culturali, e quindi su ristrutturazioni e cambi di destinazione d’uso, venisse fatta coincidere col Sindaco. Sarebbe chiaramente una follia.
Venendo dunque al vero argomento del contendere, ossia la rappresentatività dell’amministrazione comunale all’interno del Consiglio direttivo dell’Ente Parco, duole constatare che il Sindaco ha rinunciato, in fase di indicazione dei cinque membri scelti dalla Comunità del Parco (Comune, Provincia, Regione) alla nomina di un membro.
Inoltre, se il suo atteggiamento in passato fosse stato diverso, avrebbe avuto la possibilità di nominare tra il 2007 e il 2008 (quando, ricordiamolo, tutti e tre gli enti locali erano espressione del centro-sinistra) cinque persone a lui vicine – non assessori né consiglieri comunali – che avrebbero potuto rimanere in carica fino al 2012 (vedi art. 9 della Legge 394/1991, comma 5, integrato e modificato dall’art. 2, commi 24 e 25, della legge 9 dicembre 1998, n. 426); avrebbe infine potuto approvare in passato un Regolamento per il funzionamento della Comunità del Parco a lui favorevole. Ma ciò non è mai avvenuto e tutti ne conoscono benissimo le ragioni, squisitamente politiche.
Nella realtà infatti il Sindaco non ha mai voluto partecipare in modo propositivo alla vita istituzionale dell’Ente Parco, disprezzando le sue regole di funzionamento, sebbene stabilite per legge, e manifestando così per anni profondo disinteresse per la gestione del Parco Nazionale. Non ci si può quindi sempre lamentare e soprattutto non si può pretendere di ottenere ciò per cui non ci si è mai impegnati».