La parabola esistenziale di Bettino Craxi cammina parallela a quello del suo eroe modello.
Craxi come Garibaldi: la sorte riserva ad entrambi, una morte in esilio.
Un allontanamento quasi volontario, irridente, quello del Nizzardo che si era rifugiato a Caprera per cercare una soluzione di continuità alla gloria patriottica.
Una costrizione, una forzata villeggiatura, invece, quella dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri italiano.
Il rapporto tra i due personaggi, tra le due icone di un’Italia politica che consuma sbrigativamente i propri beniamini, oggi sugli altari domani a calpestare la polvere, senza mezze misure, nasce e finisce proprio a Caprera, quando il giovane leader socialista dà la stura alla propria passione per il Risorgimento, su cui sono state realizzate le fondamenta della Patria nazionale.
E ogni 2 di Giugno, ad ogni celebrazione commemorativa della morte del Generale, i compagni sardi salutano l’arrivo di Bettino nella veste di cultore e di collezionista di tutto quanto ricordi gli uomini in camicia rossa e la loro epopea.
Dal principio degli anni Ottanta del secolo appena trascorso, questo viaggio in Sardegna diventa routine.
Il Craxi di quei fortunati anni, dell’ultra- yuppismo, della “Milano da bere”, sa attribuire un tocco di romanticismo alla sua figura austera, nel suo sentimento di venerazione verso Giuseppe Garibaldi.
Un sentimento che sembra sincero e che raggiunge l’apice, quando depone la corona d’alloro sulla tomba granitica e si dedica soltanto al ricordo dell’Eroe, rivendicandone l’anima pura di socialista, contro le più eterogenee e imprudenti speculazioni ideologiche di chi, prendendo spunto dalla carriera politica e militare di Garibaldi, lo erige a proprio padre putativo.
La verità è che Craxi a Caprera arriva perché il mito del Generale è assunto a marchio inconfondibile della propria personalità d’uomo di stato e quando rende omaggio, lo fa per simpatia e per ammirazione.
Le sue venute, le programma sia quando, da capo del governo, può menare il vanto di essere l’uomo più potente d’Italia, sia quando, colto in pieno dalla bufera di Tangentopoli, la sua stella è sul punto di spegnersi nel firmamento della politica.
L’anno più infelice del Bettino versione garibaldina è il 1992. Il 2 giugno a rendere omaggio alla memoria di Garibaldi, il giorno dopo a cercare di respingere gli attacchi degli avversari, a smentire le accuse dei magistrati della Procura di Milano e a ricostruire l’immagine orrenda prodotta dall’inchiesta Mani pulite.
L’apripista di Tangentopoli, quel Mario Chiesa di fede socialista, fra i correi indica il segretario nazionale del suo partito.
Questo è l’ultimo anno di Craxi a Caprera. Dopodiché è la resa dei conti. E’ Hammamet!
Resta da raccontare di alcune perle riservate dal “nostro eroe” al pubblico sardo. Poche immagini che definiscono la sua tempra agli occhi dei socialisti maddalenini, di solida tradizione, che partiva dagli scalpellini delle cave di Cala Francese e dagli operai dell’Arsenale Militare di Moneta.
Primo scorcio: 2 Giugno 1982, si celebra il Centenario della morte di Garibaldi e Craxi non partecipa all’evento solenne, insieme al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, al Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini e al segretario del PCI Enrico Berlinguer, che negli anni successivi combatté Bettino e i socialisti, perché volevano dividere la sinistra e perché il loro potere sembrava avere introdotto una nuova morale che mal si conciliava con i concetti di collettivismo e di solidarietà sociale.
Il leader del PSI non vuole incontrare l’avversario Berlinguer e cerca di monopolizzare la scena. I garibaldini li chiede tutti per lui e parla del Generale e degli ideali risorgimentali non a Caprera, il giorno delle celebrazione, dal piazzale della Casa Bianca, come fa di consueto, ma alla Maddalena, un giorno prima, da un palco che hanno allestito i compagni socialisti isolani in Piazza Garibaldi e che hanno addobbato con le gigantografie dell’Eroe e con i garofani rossi.
Fa un certo effetto, oggi, rilevare che nessuno dei quattro personaggi citati è più di questo mondo.
Secondo scorcio. Lunghissimo. Dura dal 1983 al 1987, quando Craxi è l’ospite più illustre di Palazzo Chigi. Caprera è una tappa obbligata, istituzionale.
Terzo e ultimo scorcio: il penultimo viaggio, nel 1991. Gli italiani, che di lì a qualche giorno saranno chiamati a pronunciarsi sui referendum proposti dal movimento di Mariotto Segni, sono invitati a preferire una gita al mare piuttosto che ad esercitare il loro diritto/dovere di votanti.
Salvatore Marco Abate